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Autore: federico paino

Il V(u)oto

[contributo al dibattito sul referendum del Codice Deontologico degli Psicologi]

di Giuliana Capannelli, Psicoanalista (Ancona), Membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi

 

Mi sono sempre domandata che cosa la psicoanalisi avesse a che fare con la psicologia.

Figlie di una stessa radice linguistica orientano le proprie ricerche in campi, se non opposti, certamente bifronti.

La decisa, seppur sofferta rinuncia della psicoanalisi di assurgere a disciplina scientifica e la costante pretesa da parte della psicologia di farne parte a pieno titolo, sono solo alcune delle questioni più in evidenza della distanza abissale che si interpone tra i due S’oggetti.

Per non parlare dei punti di mira: una fa della guarigione un sovrappiù incidentale, interessandosi a fare esperienza del non padroneggiabile, l’altra si pone a baluardo della salute cosiddetta mentale e trova i suoi confini nella norma sociale.

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I HAD A DREAM

di GC

                                                                                                                                         In dreams begin responsibilities

Delmore Schwartz

Nell’esperienza comune, e come suggerisce anche il dizionario, ogni risveglio presuppone una precedente fase di addormentamento. Il risveglio è infatti il passaggio dal sonno alla veglia e ci sono diverse condizioni in cui questo può avvenire: il risveglio può per esempio essere dolce, brusco o improvviso. In senso figurato, il risveglio denota invece il riscuotersi da uno stato di torpore, di inerzia, di passività (risveglio della primavera, risveglio dalle illusioni), ma anche il fatto di riprendere forza, vigore: risveglio dei sensi, risveglio dell’appetito, risveglio della coscienza.

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LA SEDUTA BREVE #2

“Sottolineature e tagli di clinica lacaniana”

di GC

Foga

Ma allora quanto costa? Ma è una cosa pubblica o privata? E quanto durano gli incontri? Si sta sempre lì o è a ore? Voi come lo affrontate il problema? Perché ho letto dal sito quello che fate, ma i tempi? Quanto ci vuole tra tutto? Ma dobbiamo venire anche noi o viene da sola? Quindi non fate il ricovero? Il sabato mattina non si può? Ma chi la vede lei o qualcun altro? Ma poi ci sono anche i gruppi? E’ più di una volta alla settimana? E per le analisi come si fa? L’età è quella giusta?

Il giorno del fissato appuntamento tutto tace.

La richiesta incessante manca la domanda e scivola via. Non si può che attendere un giro meno infernale o imparare ad evitare di farsi trovare nel posto del ricevente.

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ASPETTANDO GODO

Dialogo tra psicoanalisti presi nella rete

di FP

 

Personaggi

Vladiminskj

Estragoner

 

Due personaggi sul boccascena, indecisi sul gettarsi. Un lettino sullo sfondo.

 

SCENA I

V: Secondo te quando arriva?

E: Magari è già qui.

V: Quanto tempo è che aspettiamo?

E: Boh

V: Scriviamo?

E: Scriviamo.

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La palestra: un territorio sconfinato

di Omar Battisti

Riporto un’esperienza di lavoro occorsa molti anni fa, con un bambino con cui lavoravo a scuola, seguito da alcuni spunti sull’insegnamento che per me ne è derivato.

Subito dopo aver finito di scrivere gli appunti sul lavoro, riprendo la lettura di un articolo che avevo interrotto qualche settimana prima.

L’ultimo giorno tutti erano in palestra per le prove della festa finale. Palestra che è anche il luogo di ritrovo e di partenza verso casa. Redigendo gli appunti, notavo come il lavoro di tutta l’ultima mattinata fosse stato semplicemente, si fa per dire, quello di consentire che Mario prendesse il suo ritmo per entrare in palestra e che qui potesse farci qualcosa di suo. È stato come un approdo, che ha toccato terra quando, dopo un po’, Mario mi risponde: “Voglio un foglio bianco”, in seguito al mio va e vieni dalla palestra al posto esterno dove si era seduto lontano dallo sguardo di tutti.

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UN GRANDE ESEMPIO DI CONTROLLO

su “Un amour de transfert. Journal de mon contrôle avec Lacan (1974-1981)”, di Elisabeth Geblesco, Ed. Epel, 2008

di Carla Antonucci 

Come un topo da biblioteca, quando devo scrivere un articolo comincio a cercare tra i testi. Cerco di reperire i riferimenti che mi porteranno a farmi un’opinione chiara dell’argomento che intendo trattare. La ricerca dura a lungo, continuo a leggere testi su testi finché non riesco a trovare qualcosa che mi risuona e che posso accordare alla mia esperienza. Il più delle volte si tratta di un collage di riferimenti, come una mappa che mi conduce al tesoro, alla stesura del testo. Questa volta le cose sono andate diversamente. Mi sono imbattuta in un testo che da solo è risultato essere per me un tesoro prezioso, un testo avvincente, disarmante nella sua semplicità e freschezza, che mi ha tenuta lì con il fiato sospeso fino all’ultimo. Non riuscivo a staccarmene, mi ha trasportata direttamente nel passato facendomi rivivere momenti importanti della psicanalisi.

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Sabato Lacan – Lez. III – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – Milano – 19 gennaio 2019

Il terzo capitolo di “Televisione”, intitolato “essere un santo” è molto più breve del capitolo precedente. È però un capitolo fondamentale in quanto Lacan ritorna, su richiesta di un Jacques-Alain Miller piuttosto polemico, sulla specificità del discorso psicoanalitico. “Gli psicologi, gli psicoterapeuti, gli psichiatri”, dice Miller, “si sciroppano, si sobbarcano tutta la miseria del mondo. E l’analista nel frattempo?” Cosa fa, cioè, lo psicoanalista, mentre gli altri psi, in modo spartano (“à la dure”) e terra terra si lasciano coinvolgere, si mischiano alla miseria del mondo?

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Sabato Lacan – Lez. II – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – Milano – 24 novembre 2018

Sabato Lacan – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – via Tadino 20 Milano – 24 novembre 2018

Il secondo capitolo di “Televisione”, intitolato, nella prima pubblicazione, “L’inconscio, cosa molto precisa”, parte da una affermazione, espressa con tono un poco irriverente da Jacques-Alain Miller, che dice: “L’inconscio, che strana parola!”. Al che Lacan ribatte che è il termine inventato da Freud, l’inventore della psicoanalisi, il termine “migliore” che ha trovato e non è il caso, dice ancora Lacan, “di ritornarci su”. “Questa parola”, continua Lacan, “ha l’inconveniente di essere negativa, il che permette di supporvi qualsiasi cosa”, sia essa ovunque o da nessuna parte. Di fatto, Lacan puntualizza che inconscio non corrisponde a non- conscio. È una, dice lui, “cosa molto precisa”.

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Sabato Lacan – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – via Tadino 20 Milano – 27 ottobre 2018

COMMENTO A “TELEVISION”, Cap. I

Il primo capitolo di Televisione, molto breve, è una presentazione del suo intervento e di Lacan stesso al grande pubblico, cioè al pubblico del piccolo schermo. Lacan comincia il suo intervento dicendo: “Dico sempre la verità: non tutta, perché dirla tutta non ci si riesce.” (J. Lacan, Autres écrits, Seuil Paris, 2001, p. 509) Sembra una boutade alla Lacan ma, di fatto, in questo modo Lacan interpella il pubblico televisivo, che dal famoso psicoanalista in televisione si aspetta la verità, la verità a cui giunge la psicoanalisi e, forse anche, la verità su di lui, all’epoca considerato un maitre-à-penser e al tempo stesso un personaggio sicuramente controcorrente! La televisione, d’altro canto, già negli anni ’70 era uno strumento che si era sostituito – entrando addirittura nelle case delle persone – ai canonici luoghi da cui una Verità, con la V maiuscola, si dice: la chiesa, l’università, il palco…

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